Architettura rurale, mestieri e tradizioni

Architettura tradizionale: i carden e le stüe
La stüa del XVIII secolo, denominata Zora, riveste il locale del piano ammezzato e proviene da Fraciscio (frazione di Campodolcino a 1300m s/m) La stüa era il locale foderato da pannelli lignei,  generalmente poco decorati rispetto alle più  ricche stüe svizzere o tirolesi.
La settecentesca Stüa pisc’na proviene  dalla “Chja dal Pàul” di Fraciscio e presenta, nell’angolo destro, una voluminosa pigna con la quale si scaldava tutto il locale. La pigna è una  stufa in muratura, ricoperta da una grande lastra in pietra locale,che viene alimentata attraverso uno sportello posto nel camino della cucina o nel corridoio dell’abitazione. Nel museo è ricostruita una cucina, arricchita da numerosi e particolari  utensili del tempo, e dominata da un vasto focolare.
La Stüa Végia, del 1576,  proviene dalla vecchia casa parrocchiale, demolita negli anni Ottanta, e sostituita da un albergo. All’interno della stüa si sono tenute le assemblee del consiglio dell’antico Comune di Valle fino al 1664.

Il lavoro femminile e i giochi dell’infanzia del passato;
Le stanze del secondo piano sono dedicate ai bambini e alle donne, con una raccolta di giochi, abiti, biancheria e pregiati ricami realizzati dalle abilissime sarte della Val San Giacomo.

I mestieri tradizionali della valle
Nelle antiche tabernae della ex Osteria Chiaverini trovano spazio le sezioni dedicate all’attività dei cavatori (per l’estrazione della beola verde e grigia), dei falegnami (legnamè), dei distillatori di vinacce (grapàt) e dei someggiatori (trasporto merci).
Il legname, per secoli, raggiungeva i suoi mercati sull’acqua: solo sui corsi d’acqua minori, tuttavia, il viaggio avveniva in fluttuazione libera. Sui fiumi principali, i tronchi, assemblati in zattere, venivano condotti a valle dagli zattieri (in italiano arcaico, zattera è zatta, da cui zattiere):  quella che viene definita fluitazione legata.
Dal XVII secolo attraverso il passo dello Spluga passava il Corriere di Lindò (Lindau) che da Lindau, sul lago di Costanza effettuava un servizio di trasporto di corrispondenza, merci e passeggeri fino a Milano, risalendo la valle del Reno, per Coira, attraverso il passo dello Spluga e  la valle San Giacomo fino a Chiavenna. Dal’antico porto di Riva di Chiavenna (lago di Mezzola) si imbarcava fino a Como, da dove proseguiva su strada fino a Milano.
I “grapàt” erano i distillatori di vinacce. L’attività di distillazione era una professione tipica della Val San Giacomo che si svolgeva durante i lunghi inverni. Molte famiglie si erano  specializzate in questa attività, recuperavano le vinacce dai vinificatori di Chiavenna e le distillavano  in paese.
Sono molte le famiglie che emigrando hanno fondato importanti e rinomate distillerie, alcune in attività ancora oggi, per ricordarne qualcuna: Francoli, Scaramellini, Della Morte, Fanetti, Gadola, Vener, Acquistapace e molte altre che hanno lasciato minore ricordo di sè.

La devozione popolare
Il territorio della Valle Spluga è ricco di testimonianze della devozione religiosa come chiese e cappelline sparse un po’ ovunque. Nel museo sono esposti alcuni ex voto e una santella ( affresco devozionale) proveniente da una casa del Seicento non più esistente.